L’incontro al Museo Nazionale del Cairo con l’Egitto antico, quello dei
faraoni, ti pone davanti a una miriade di statue, teste, cariatidi, sarcofagi,
stele, vasi, gioielli, giocattoli e altri oggetti che ti svelano immediatamente
il carattere dell’arte e più in generale del manufatto egizio, proponendoti in
tutte le soluzioni possibili lo stile, unico e inconfondibile, di ogni
creazione fiorita nella valle del Nilo in un tempo tanto lontano da apparirci
favoloso. Uno stile che si è perpetuato, senza variazioni apprezzabili,
all’incirca dal quarto millennio fin quasi alle soglie dell’era cristiana e che
appare senza eguali nel suo genere, semplice e al tempo stesso prezioso, esatto
e insieme indefinito, giacché il suo segreto e la sua grandezza consistono appunto
in un’acuta rappresentazione della realtà (che, nei volti, non esclude nemmeno
la riproduzione precisa dei tratti somatici, minuziosamente camitici ma
talvolta tesi addirittura a restituire una sfumatura negroide per sottolineare
un influsso di sangue proveniente dalla regione più a sud abitata dai nubiani
cuscitici) coniugata in modo misterioso ad una visione intensamente ideale,
capace di trasmettere un’impressione di sublime e solenne trascendenza.
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