Stavros Topuzoglu avvista le coste dell'America |
Di Elia Kazan, il regista
americano d’origine greca morto nel 2003, si ricordano soprattutto film come Un albero cresce a Brooklyn, Un tram che si chiama Desiderio, Fronte del porto, Viva Zapata, La valle dell’Eden,
Splendore nell’erba e Gli ultimi fuochi, opere tutte più o
meno appezzabili, anche per aver lanciato attori di grande talento come Marlon
Brando e James Dean. Ma, personalmente, il film che più mi è piaciuto, tra
tutti quelli che ha girato, è America
America (presentato in Italia col titolo Il ribelle dell’Anatolia), un’opera nella quale convergono elementi
diversi d’ordine etnico e culturale e che somma in sé molteplici caratteri, la
narrazione avventurosa e picaresca, l’arabesco orientale e il dramma
storico-sociale dove le risonanze bibliche si mescolano e si fondono con quelle
coraniche. Mentre scrivo ho sotto gli occhi il canovaccio del film, tradotto e
pubblicato dall’editore Mondadori nel lontano 1963 (scovato e subito acquistato
in una di quelle librerie che espongono libri rari e antichi), un testo
prezioso anche per la sua validità letteraria.
Nessun commento:
Posta un commento