domenica 25 agosto 2013

ANDREA O I RICONGIUNTI DI HUGO VON HOFMANNSTHAL

Certe letture ti colpiscono al punto che, nel corso della vita, continui a tornarvi più volte perché ti avvincono e incantano come al primo incontro; senza dubbio perché le senti particolarmente affini al tuo gusto e alla tua sensibilità, ma forse anche perché vi scopri qualcosa di nuovo ad ogni accostamento. Per me, una di queste letture è Andrea o i ricongiunti del viennese Hugo von Hofmannsthal (1874 - 1929), un piccolo gioiello letterario di quella cultura mitteleuropea che diede frutti doviziosi per tutta la durata del suo percorso storico. Ed è curioso che questa lettura resti tra le mie più care e preziose perché si tratta d’un romanzo non finito, d’un frammento d’opera che non arriva al compimento della sua parabola e che rimase per Hofmannsthal una bellissima Incompiuta al modo di certe sinfonie di alcuni grandi musicisti (come quella di Franz Schubert, la N. 8 in B minore, tanto per fare un esempio), ma che proprio in questa incompiutezza, e nell’impossibilità intuita di pervenire a quella finitezza o se si vuole maturazione che la complessità della vita raramente concede agli uomini, trovano, paradossalmente, un non secondario motivo del loro fascino, del loro inesausto potere d’attrazione.
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