venerdì 23 agosto 2013

ZIDAINA SEREBRAIKOVA, LA FELICITA’ DEL DIPINGERE

Autoritratto alla toeletta, 1909


Una delle pittrici più interessanti della Russia del Novecento è stata senz’altro Zinaida Serebraikova, molto poco nota in Occidente, anche se dal  1924 ha vissuto a Parigi e nel 1947 ha preso perfino la cittadinanza francese (è morta a Parigi nel 1967). Il fatto è che in Occidente l’arte figurativa, durante la sua vita, ha preso quella brutta piega che va sotto l’odioso nome  di informale e che, con tutti i derivati e accidenti ad esso collegati, ci strazia e avvilisce ancora ai nostri giorni; mentre lei, la Serebraikova, è rimasta sempre fedele al figurativismo e non si è mai fatta corrompere dalle cosiddette avanguardie della contemporaneità. E si tratta di una figurativista, va detto subito, eccellente, dotata d’un talento strepitoso che le consente di cogliere in tutto ciò che osserva e ritrae, con estrema semplicità e naturalezza, ma con tecnica raffinata, l’armonia e la grazia, la serenità e la bellezza. La sua pittura è classica e moderna al tempo stesso: non a caso il suo nome è stato accostato a quelli di Botticelli e Renoir. La sua è una pittura “felice”, che rimane tale anche quando la sua vita, con la svolta della rivoluzione bolscevica (di cui, come tanti altri intellettuali e artisti, divenne fatalmente una vittima) fu gravida di traversie e  sofferenze. Si coglie solo, in certi ritratti dei suoi familiari o amici, travolti come lei dal comunismo sovietico (e dai quali fu costretta a separarsi per molti anni, come dai due figli maggiori, che potrà rivedere dopo ben 36 anni di lontananza), un’aura di malinconia, ma sempre tenera, sempre dolce, senz’ombra di asprezza. 
Al tavolo della colazione, 1914
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