Sant'Anna, la Vergine e il bambino |
Albrecht
Durer è un seme felice della Rinascenza
italiana portato per avventura a innestarsi in Germania affinché il rinnovamento delle
arti si estendesse oltre i confini della penisola italica, giacché è lui, il pittore di Norimberga, a sancire con la sua
versatilità e il suo incalcolabile talento la fine del Gotico e l’affermarsi
del Rinascimento in Oltralpe. Egli è il primo degli artisti del nord che
deciderà di percorrere, ancor giovanissimo, buona parte dell’Europa, assetato
com’era di conoscere e di sperimentare quel che si faceva oltre il suo luogo di
nascita, prediligendo, dopo aver percorso la Svizzera e i Paesi Bassi, l’Italia
dove si soffermerà più e più volte per fare quel bagno vivificatore nella
classicità recentemente riscoperta e ripresa dagli artisti italiani e che gli
consentirà di liberarsi dai residui di asprezze e rigidità nordiche per
immergersi appieno nella solarità mediterranea. Durante i suoi soggiorni nella
penisola, Durer studia intensamente i dipinti del Mantegna, di Carpaccio, di
Andrea del Sarto, di Giovanni Bellini, ma a loro volta gli italiani mostrano di
apprezzare il robusto talento del giovane tedesco, se è vero che Tiziano prende
a modello le incisioni di Albrecht per costruire le sue vaste composizioni e
Raffaello ne tiene appese un buon numero alla parete del proprio studio. C’è
anche chi non si perita di copiarle spacciandole per
proprie, quelle incisioni, ed è il bolognese Marcantonio Raimondi, tanto che il Durer, venutone a
conoscenza, è costretto a protestare e a muovere una sorta di
rivendicazione ante litteram di quello che più tardi verrà chiamato diritto d’autore.
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