domenica 1 dicembre 2013

L'OMBRA DEL DIVINO NELL'ARTE CONTEMPORANEA

Vittorio Sgarbi è personaggio estroso, ma sbaglierebbe chi volesse circoscriverlo nei limiti del polemista facilmente incline  alla veemenza del linguaggio  che ci restituisce talvolta lo schermo televisivo. A contraddire quest’immagine basterebbe citare la sua instancabile attività di critico e storico dell’arte, tradottasi nella pubblicazione di numerose opere in volume nonché in un’infinità di articoli apparsi su giornali e riviste, da cui emerge non solo la sua profonda competenza e passione artistica, ma anche la sua capacità di distinguere a colpo d’occhio, direi quasi per istinto, i prodotti del genio artistico autentici da quelli scaturiti da una malintesa o fallace interpretazione dell’arte figurativa e della sua funzione, specie nell’ambito dell’arte contemporanea, dove gli equivoci abbondano anche per opera degli stessi critici o cosiddetti esperti, coi quali Sgarbi non si è mai imbrancato, rivendicando nei loro confronti la sua autonomia di giudizio e dimostrando così il suo anticonformismo. Anticonformismo, peraltro, manifestatosi già diversi anni fa quando, in piena dittatura astratta o informale, che imperversava da decenni soprattutto in Italia, fu tra i primi (se non addirittura il primo in assoluto) a rivalutare la pittura e la scultura di figure, restituendo dignità a quei pochi artisti che, non piegandosi al diktat della scomparsa dell’essere umano dall’arte figurativa e costretti quindi a un esilio forzato dal circuito delle gallerie d’arte, avevano continuato a lavorare in solitudine per sé e per una ristretta cerchia di amatori.

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