Il viaggio, fino all'avvento della globalizzazione
(fenomeno in atto già da tempo, anche se negli anni più recenti ha subito un
impulso abnorme) era un'esperienza veramente formativa, un'avventura
nell'altrove che ti permetteva di scoprire l'altro da te ma anche di conoscere
quella parte di te o quelle parti che emergevano allorché ti trovavi fuori
dal recinto delle tue certezze. Io ho cominciato a viaggiare a
diciotto-diciannove anni, e i miei erano viaggi "tosti", nel senso che duravano intere estati o, come quando arrivai quasi ai confini del
Sudafrica, una primavera e un'estate, sei mesi di tempo (povera la mia mamma, quante
preoccupazioni, perché scrivevo solo una letterina ogni tanto!) Ebbene, il mondo di allora era,
per certi versi, ancora diverso da quello di oggi, eppure già si
indovinava ciò che sarebbe diventato. Trascrivo, tanto per contribuire ad approfondire il tema, alcuni passi di un articolo che scrissi sul mio viaggio
africano diversi anni dopo averlo compiuto.
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