ARTE POVERA E ALTRE IMPOSTURE
La solitudine e la frustrazione sono stati inevitabili per il pittore o
scultore rimasto fedele al figurativismo nel periodo della dittatura informale,
concettuale, pop o dadaista che ci ha afflitto nei decenni scorsi. Fino a ieri
non era nemmeno consentito polemizzare con la frattura che l’avvento dello
sperimentalismo obbligato ha provocato con la tradizione dell’arte figurativa e
con quel bagaglio inestimabile di tecniche e di esempi che essa ci aveva
portato in dote. Da qualche tempo, però, qualcosa è cambiato. All’estero il
mutamento si registra già da un pezzo, ma anche in Italia qualcuno ha
cominciato a sostenere che aver azzerato il rapporto con la nostra grande
tradizione è stato uno sbaglio e che il recupero della manualità del passato e
il ritorno al figurativo sarebbe auspicabile e opportuno. Le acque, insomma, si
sono mosse e un nuovo flusso ha cominciato a scorrere nello stagno morto
dell’arte contemporanea.
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