sabato 13 ottobre 2012

ARTE POVERA E ALTRE IMPOSTURE




La solitudine e la frustrazione sono stati inevitabili per il pittore o scultore rimasto fedele al figurativismo nel periodo della dittatura informale, concettuale, pop o dadaista che ci ha afflitto nei decenni scorsi. Fino a ieri non era nemmeno consentito polemizzare con la frattura che l’avvento dello sperimentalismo obbligato ha provocato con la tradizione dell’arte figurativa e con quel bagaglio inestimabile di tecniche e di esempi che essa ci aveva portato in dote. Da qualche tempo, però, qualcosa è cambiato. All’estero il mutamento si registra già da un pezzo, ma anche in Italia qualcuno ha cominciato a sostenere che aver azzerato il rapporto con la nostra grande tradizione è stato uno sbaglio e che il recupero della manualità del passato e il ritorno al figurativo sarebbe auspicabile e opportuno. Le acque, insomma, si sono mosse e un nuovo flusso ha cominciato a scorrere nello stagno morto dell’arte contemporanea. 

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