domenica 11 novembre 2012

DALLA CITTA’ COME DIMORA DI DIO ALL’AGGLOMERATO URBANO SENZ’ANIMA E NEMICO DELL’UOMO



Città ideale dipinta in epoca rinascimentale
Quando gli uomini cominciarono a edificare le città, le concepirono, oltre che come luoghi dove raccogliere stabilmente le comunità, quali raffigurazioni del cosmo dove vivevano gli dèi, col proposito di riprodurre la dimora divina in modo da indurre le deità a soggiornare accanto ad essi per beneficiare della loro guida e protezione. Prima, quando la pastorizia li obbligava alla vita errante, senza fissa dimora, gli uomini si limitavano a portarsi dietro, trasportandola su un carro, la casa (o tempio) della divinità, al cui interno era possibile la comunione col dio. La scoperta dell’agricoltura e la possibilità d’una vita stabile produsse l’edificazione degli agglomerati urbani, dove, per garantirsi la contiguità e la benevolenza degli dèi o, a seconda del credo dei popoli, dell’unico Dio, Signore dell’Universo, ci si sforzava di erigere città sublimi così come si immaginava dovesse essere il luogo dove l’Ente Supremo soggiornava; e tale intenzione ha accompagnato per un lunghissimo periodo la configurazione degli assetti urbani, dettati ai mortali dalla loro visione del cosmo, dalle loro condizioni economiche e sociali e dalle tecniche e dai materiali di cui disponevano in relazione alla propria capacità di raffigurarsi un domicilio adatto e gradito alla divinità.

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