Giorgio Morandi era un pittore
con un pensiero fisso. Qualcuno ha voluto vedere, nella sua produzione ripetuta
all’infinito di pochi oggetti a cui tornava continuamente,un’inclinazione
maniacale. Indubbiamente la sua singolare abitudine di seppellire nella terra i
pennelli ormai consunti e non più utili all’uso, quasi si trattasse di oggetti
venerabili, non aiuta a sfatare il sospetto della mania. Eppure quest’uomo
schivo, distratto, e forse davvero anche un po’ maniaco, è riuscito a ritrarre
in pittura la purezza e l’assoluto, cose che in un’unica parola definiamo
poesia, ossia quell’equilibrio speciale tra forma e colore che, quando si
sposano, sprigionano un’armonia capace di far vibrare le corde più profonde di
chi ama e ricerca la bellezza.
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