Ho avuto occasione, anni fa, di
trascorrere il giorno di Natale al Parco Niokolo Koba del Senegal e, poiché
oggi è Natale, mi è grato riandare al ricordo di quella circostanza che rimane
dentro di me come uno dei momenti magici delle mie esperienze di viaggio, ma
anche un’occasione per riflettere su determinati sentimenti ispiratici da quei
luoghi che siamo soliti chiamare “paradisi perduti”. Eravamo arrivati davanti
all’ingresso del parco, a bordo di un vecchio ma solido pulmino wolkswagen, nel
tardo pomeriggio della vigilia e, sbrigate le pratiche d’accesso – pagamento
della quota per la visita, mostra ai guardiani della mancanza di armi da caccia
all’interno del nostro automezzo ed esibizione delle fotocamere di cui eravamo
dotati per documentare la vita degli animali nel parco – eravamo entrati
nella vasta area dopo aver dichiarato di voler trattenerci al suo interno fino
alla sera del giorno successivo. Il buio era calato presto mentre avanzavamo
lentamente lungo la pista di terra battuta e, temendo di finire fuori dal
tragitto percorribile, c’eravamo fermati in una piccola radura, quindi, dopo
una cena frugale, assicuratici che le portiere della vettura fossero ben
chiuse, c’eravamo addormentati nelle nostre cuccette.
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