C’è un momento particolare nella cupa storia dell’Unione Sovietica, quello susseguente alla morte di Stalin e all’affermazione quale capo di stato e del partito di Nikita Krusciov, in cui si respirò un’atmosfera molto meno opprimente del periodo caratterizzato dal dominio di Lenin e di Stalin. Quel momento viene ricordato come “età del disgelo”, un disgelo umano e sociale che trovò immediata ripercussione nella sfera della cultura ma in modo particolare nel cinema, dove si assisté al ritorno alla regia di cineasti ormai emarginati dalla censura staliniana e ad un approccio inedito ai fatti della vita, più libero e meno ideologico di prima. Film simbolo di quella nuova stagione del cinema sovietico fu Quando volano le cicogne, girato nel 1957 da Mikhail Kalatozov, apprezzato in Occidente per la capacità di mettere in scena un cinema attento e sensibile ai caratteri psicologici e alle problematiche esistenziali e premiato quindi con la palma d’oro al festival di Cannes del ‘58.
sabato 12 gennaio 2013
IL CINEMA SOVIETICO NELL’ETA’ DEL DISGELO
C’è un momento particolare nella cupa storia dell’Unione Sovietica, quello susseguente alla morte di Stalin e all’affermazione quale capo di stato e del partito di Nikita Krusciov, in cui si respirò un’atmosfera molto meno opprimente del periodo caratterizzato dal dominio di Lenin e di Stalin. Quel momento viene ricordato come “età del disgelo”, un disgelo umano e sociale che trovò immediata ripercussione nella sfera della cultura ma in modo particolare nel cinema, dove si assisté al ritorno alla regia di cineasti ormai emarginati dalla censura staliniana e ad un approccio inedito ai fatti della vita, più libero e meno ideologico di prima. Film simbolo di quella nuova stagione del cinema sovietico fu Quando volano le cicogne, girato nel 1957 da Mikhail Kalatozov, apprezzato in Occidente per la capacità di mettere in scena un cinema attento e sensibile ai caratteri psicologici e alle problematiche esistenziali e premiato quindi con la palma d’oro al festival di Cannes del ‘58.
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