La
pirateria è un fenomeno storico che, grazie al potere di suggestione della
letteratura e del cinema, è diventato favola, sogno, fantasia, mito
mendace e cattivante. I pirati erano canaglie pronte ad ogni misfatto e
scelleratezza, predoni instancabili e impudenti, assassini efferati, stupratori
e torturatori sadici e feroci. Ma il mito li ha trasformati in cavalieri di
giustizia e libertà, addirittura riparatori di torti e dispensatori di equità,
pronti a depredare i ricchi per donare ai poveri. Storicamente la pirateria
nasce e si organizza nel XVI secolo ad opera del governo inglese con lo scopo
di sottrarre le colonie del Nuovo Mondo agli spagnoli, siti ricchi di cacao, di
tabacco e di caffè ma anche scali commerciali di fondamentale importanza per le
navi in transito dall’Europa all’Atlantico e diretti alle Indie, dove gli
spagnoli, sempre loro, ammassavano i tesori depredati alle civiltà
precolombiane nelle loro città fortificate. Gli inglesi s’erano già dotati
d’una flotta imponente, ma, per incrementarla, si inventarono le cosiddette
“lettere di corsa”, mandati con cui il governo britannico autorizzava i
proprietari di vascelli mercantili ad attaccare gli spagnoli dopo averli
riforniti di cannoni e di armi da distribuire agli equipaggi. In cambio,
riconosceva ai mercanti armatori una percentuale sul bottino. Ma questi mercanti finivano spesso per
praticare la pirateria in proprio, trovando alleati e collaboratori coi pirati
di piccolo cabotaggio che pullulavano lungo le coste del Nuovo Mondo e delle
Indie. Così si sviluppò una sorta di comunità galleggiante, una società pseudo
militare sospesa sull’acqua destinata a diventare un vero e proprio impero, che
l’Inghilterra tollerava perché gli equipaggi irregolari contribuivano in ogni
caso alla decimazione della flotta degli spagnoli e alla distruzione delle loro
roccheforti.
(clicca per continuare a leggere)
Nessun commento:
Posta un commento