LEO PUTZ, LA DONNA NELLO SPLENDORE DELLA LUCE
Leo
Putz, pittore nato a Merano (nel 1986) ma cresciuto artisticamente nel clima
dello Jugendstil, declinazione
tedesca dell’art nouveau, rappresenta
un altro di quei rari esempi di pittura “felice” del secolo dietro le nostre
spalle; un’arte rimasta immune dalle crisi del tempo, dall’ossessione del disagio sociale e dalle visioni drammatiche, soprattutto dalle derive dalla realtà di movimenti innovativi radicali, determinanti per le svolte del
secolo (oggi possiamo dire per le “fatali” svolte del secolo), quali la
"Bruecke" e il "Blaue Reiter", caratteristici degli anni
prima del conflitto mondiale, che videro la luce a Monaco, città dove Putz
risiedeva, ma a cui egli si rifutò di partecipare. Se proviamo a confrontare i
suoi dipinti con quelli dei contemporanei Kirchner, Beckmann o Heckel, proprio
nei soggetti che egli condivise con gli stessi pittori - figure femminili al
bagno nel fiume o sdraiate su un prato, modelle atteggiate in varie pose nell’atelier,
nude o vestite – constatiamo la profonda differenza dei punti di vista e della
visione del mondo tra il pittore meranese e i colleghi tedeschi.
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