mercoledì 6 novembre 2013

ANDREA KOWCH, IL CONFLITTO TRA MODERNITA' E NOSTALGIA DEL PASSATO





Contrariamente a quanto accade da noi, in cui ci si attarda nella pratica e nella celebrazione d’un certo tipo di arte disseminata di equivoci che, per nascondere il suo nulla, si serve di provocazioni e dissacrazioni (le quali, volendo essere estreme e spettacolari, rivelano la loro consistenza di muffa), nei paesi anglosassoni il ritorno al figurativo (per meglio dire, all’arte di figura) è una realtà ormai consolidata,  riconosciuta perfino dall’immancabile mercato. Per l’appunto è proprio l’America, per lungo tempo patria incontrastata dell’astratto e dell’informale (con alcune autorevoli eccezioni, però, a cui il mercato non ha mancato di prestare attenzione, e penso, ad esempio, a pittori come George Tooker e Andrew Wyeth), sembra essere oggi il paese più avanti nel recupero del figurativo. Qui emergono pittori di indubbio talento, sicuri di sé nell’adeguare i temi ma anche le tecniche dell’attualità ai canoni espressivi della tradizione; operazione che è tornata ad essere intesa come rappresentazione della realtà esaltata dal talento e dalla tecnica in possesso del singolo artista e mediata dalla sua personale interpretazione (o ispirazione che dir si voglia). Mi propongo di esplorare a poco a poco questo interessante universo che ci viene dagli USA (ma anche da altri paesi, come constateremo a suo tempo). Per oggi mi limito a segnalare un’eccellente pittrice, Andrea Kowch, la quale, per avere solo ventisette anni, ha già una ragguardevole produzione di opere alle spalle, oltre ad aver esposto in luoghi prestigiosi come il Capitol Hill di Washington DC, la Corcoran Gallery of Art, la Diane von Furstenberg di New York City, la Margulies Collection di Miami (per citarne solo alcuni) e vinto, con la sua arte, numerosi premi regionali, nazionali e internazionali.

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